Transhumance_elogio a perdere - Ilaria Drago

Logout
Vai ai contenuti

TRANSHUMANCE | elogio a perdere

scritto, diretto e interpretato da Ilaria Drago 
musiche di Gianluca Misiti
supervisione partitura gestuale Claude Coldy 
luci Max Mugnai

progetto prodotto dal Metastasio di Prato per Contemporanea Festival 2016.


Il progetto Transhumance, ultima produzione della Compagnia Ilaria Drago, avrà la forma di tanti capitoli della durata ognuno di circa 20 minuti, fatti di un solo gesto, una sola domanda o suggestione arrivata prepotente al corpo e all’anima dell’artista e tradotta poi in segno poetico. In segno teatrale. Il transumare saranno le cadute, i crolli, le donne lottatrici, le barche tenaci, la meraviglia, la bellezza, il fuoco; ogni cosa popoli le notti e i giorni della gente e narri la gente stessa. Transhumance verrà realizzato in ogni luogo, convenzionale e non, capace di ospitarne il passaggio.


Transhumance | elogio a perdere

Il viaggio di transumanza partirà dal pubblico, vicino, quasi a toccare una donna che se ne va, fino a fargli perdere, al pubblico-gente di riva e di terra, lo sguardo nella lontananza di un corpo nel fondo del mare. Una corsa impossibile racconta la solitudine di un corale di donne, uomini, bambini e sale mentre il "tempo che si allunga...." e le "storie piccole di pane diviso, o di giochi di bambini e conchiglie" lasceranno alla deriva i sogni. Arriverà qualche messaggio a chi guarda? Quelle bottiglie sparse come la marea incessante di un richiamo, riusciranno a fare sentire che voce c'è dentro? Dipenderà da noi l'ascolto e l'attenzione e poi a casa il ricordo che siamo tutti lì, in quel fondo marino... oppure nascosti nel fondo di noi a non guardare.


“Mare. In fondo laggiù, lontano che quasi non lo vedo, riverbero appena di sangue e respiri, c’è qualcuno. E qualcuno chiama. Come fosse me, lasciato piccolo sul fondo delle paure o al centro di ogni speranza. Ho sogni, mani che tengono forte la presa della vita e stringo il mio essere qui la più bella cosa che c’è! Laggiù in fondo un corpo tradito, corroso dalla salsedine fino alla tristezza dell’anonimato. Io o qualcuno senza nome a transumare verso un futuro possibile: infinite voci di storie lontane e sottopelle. Quel corpo è il dritto e il rovescio dell’amore, la luce, il rischio e l’inganno; sono storie piccine come conchiglie incagliate negli scogli o gigantiche come la semplicità di un abbraccio, il pane spezzato e diviso, le risate dei bambini.”

Rassegna Stampa
Guarda il Video
Torna ai contenuti