scritto,
diretto, interpretato da Ilaria Drago
assistente alla regia Francesca Bini
musiche originali Stefano Scatozza
collaborazione al movimento scenico Claude Coldy
luci Max Mugnai
make
up artist Anna Rita Mila Severini
foto Cristina Latini
Produzione
Armunia
“Mi sono esiliata per prendere le distanze, per vederci meglio e oltre tutte le
ferite inferte alla Bellezza: oltre i pugni, i bambini insabbiati e di sale,
l’arroganza dell’ignoranza, la ferocia avida del potere, i corpi freddati e
spazzati via con efferata indifferenza. Basta donne straccio sotto veli marci
di integralismo o quelle assuefatte, accondiscendenti alla miseria di un
mercato pornografico che le svilisce a pura merce usa e getta! Basta religioni brutali
che scandiscono il tempo nel veleno quotidiano di icone sterili, pugnali di
giudizio, croci di morti appesi nel pianto! Basta disertare l’Amore! Tutto
questo una Dea come me non lo poteva più sopportare. Ho caricato sul mio corpo
i lividi di ogni ingiuria e ne ho fatto un canto alla Vita!”
Come Dea e femminile che risorge da ceneri di infinite illusioni, Circe racconta agli ospiti arrivati al Castello la Madre Terra, la gioia, l’amplesso, l’oscurità e l’Amore mutandoli in corpo e vocalità. Da testimone di un mondo alla deriva, svuotato di senso, Circe accende domande attraverso diversi personaggi grotteschi, drammatici, potenti, poetici per proporre una nuova mappa nel territorio della Vita. Per qualcosa che un domani possa dirsi davvero Civiltà!